C’erano una volta i brand di nicchia che avevano una produzione ridotta e parlavano a una minoranza di persone fedeli. A quei tempi la massa era ancora inconsapevole dell’imperativo green che stava per abbattersi su di lei e guadava con sospetto al biologico, non sapeva cosa fosse il biodinamico ed era convinta che per avere dei buoni prodotti bastasse acquistare quelli pubblicizzati in TV (e su questo non è molto cambiata).
Poi sono arrivati i primi prodotti light, integrali e, in ultimo, quelli biologici. Le pubblicità hanno iniziato a parlare di salute, dieta equilibrata, vita sana e l’attenzione si è alzata, i prodotti green e salutari sono aumentati, i prezzi si sono abbassati e le vendite sono aumentate.
E così alcuni brand sono passati dallo scaffale del negozio bio di quartiere alla grande distribuzione e sono diventati famosi.
Se negli anni ’80 e ’90 la massima espressione di salute era data dalla lotta al sovrappeso, oggi si sogna una vita green che regali non solo salute e peso forma, ma anche benessere mentale e una migliore qualità di vita. Il cibo è salito di grado e, da nutrimento del corpo, è passato ad avere la responsabilità del nostro equilibrio.
Ma l’ondata green non si è certo fermata al reparto alimentari, si è diffusa in ogni ambito lifestyle: dal fitness all’abbigliamento, fino alle vacanze.
Ancora piuttosto debole in Italia il segmento legato alle scelte di consumo green molto sentito all’estero, soprattuto nel nord Europa. Un esempio molto italiano è la quantità di acqua in bottiglie di plastica che ogni giorno vengono vendute mentre la pubblicità della stessa acqua parla di salute, purezza, ambiente e equilibrio.
Qualche esempio virtuoso c’è, ma sono ancora troppo pochi e il consumatore non è ancora sufficientemente interessato da far cambiare i trend di mercato. Speriamo che i brand che si sono buttati nel grande mercato del green sappiano trasformare un trend in una nuova consapevolezza facendo di necessità virtù.